Caso: Max, il Pastore Belga “Aggressivo”

Cliente: (Visibilmente preoccupata, stringendo il guinzaglio di un imponente Pastore Belga) “Fabio, non so più cosa fare. Max è diventato ingestibile. Ringhia a chiunque si avvicini troppo, l’altro giorno ha provato a mordere il postino… Ho paura a portarlo fuori.”

Consulente: (Osservando attentamente Max, che effettivamente appare teso e reattivo) “Capisco la sua preoccupazione, signora Rossi. Da quanto tempo si manifesta questo comportamento?”

Cliente: “Saranno circa tre mesi. All’inizio erano solo ringhi isolati, poi è peggiorato sempre di più. Non capisco cosa sia successo, è sempre stato un cane affettuoso con noi in casa.”

Consulente: “Affettuoso in casa… e cosa succede esattamente quando uscite? Ci sono situazioni particolari che scatenano queste reazioni?”

Cliente: “Sembra infastidito da tutto! Persone che camminano, altri cani, biciclette… A volte abbaia furiosamente anche se non c’è nessuno in vista. Mi sento impotente.”

Consulente: “Impariamo ad osservare Max insieme, signora Rossi. La prossima volta che usciamo, vorrei che lei si concentrasse su cosa precede il ringhio o l’atteggiamento di minaccia. Qual è il segnale più piccolo che ci dice che Max sta per reagire?”

Azione 1 (Osservazione guidata): Durante le uscite successive, la signora Rossi, con la guida del consulente, inizia a notare i segnali precoci di disagio di Max: un irrigidimento del corpo, lo sguardo fisso, un leggero sollevamento del labbro.

Cliente: (Dopo alcune uscite) “Ho notato che prima di ringhiare, si blocca e fissa intensamente la persona o la cosa che poi lo disturba. A volte lo fa anche quando qualcuno si avvicina troppo a me.”

Consulente: “Ottimo. Questo è un’informazione preziosa. Invece di concentrarci sul ‘non far ringhiare’ Max, proviamo a lavorare su cosa facciamo noi quando notiamo questi primi segnali. La prossima volta che Max si blocca e fissa, prima che possa ringhiare, provi a distrarlo con un comando che conosce bene, magari un ‘seduto’ o un ‘terra’, e lo premi immediatamente con un bocconcino.”

Azione 2 (Interruzione e reindirizzamento): La signora Rossi inizia ad anticipare le reazioni di Max. Appena nota i segnali di irrigidimento, lo chiama con tono allegro e gli chiede di sedersi, premiandolo subito dopo.

Cliente: (Entusiasta) “Incredibile! Oggi, quando un ciclista ci è passato vicino, ho visto Max irrigidirsi, ma prima che potesse fare qualcosa l’ho chiamato, si è seduto e non ha reagito! Sembrava quasi sorpreso.”

Consulente: “Molto bene. Stiamo iniziando a dargli un’alternativa, un modo per ‘scaricare’ quella tensione in modo diverso. Continuiamo così. Ricordi, l’obiettivo non è eliminare la sua reattività di colpo, ma offrirgli strategie per gestire meglio le situazioni che percepisce come minacciose.”

Azione 3 (Desensibilizzazione graduale): Il consulente introduce gradualmente esposizioni controllate agli stimoli che scatenano la reazione di Max, mantenendo una distanza di sicurezza e premiando ogni segnale di calma o di risposta positiva ai comandi.

Cliente: (Dopo diverse settimane) “Posso quasi non crederci. Oggi siamo riusciti a passare vicino ad altri cani al parco senza che Max desse in escandescenze. Certo, è ancora un po’ teso, ma risponde ai miei comandi e non ringhia più come prima. Mi sento molto più sicura a portarlo fuori.”

Consulente: “Questo dimostra che Max ha imparato a gestire meglio le sue emozioni in quelle situazioni. Abbiamo lavorato non tanto sul ‘non fare’, ma sull’offrirgli un modo diverso di ‘essere’ in presenza di quegli stimoli. Continuiamo a rinforzare questi comportamenti positivi e a gestire gradualmente le situazioni più difficili. Ricordi, ogni piccolo passo è una vittoria.”

Risoluzione: Attraverso un’attenta osservazione dei segnali precoci, l’interruzione dei comportamenti indesiderati con comandi conosciuti e il reindirizzamento dell’attenzione, unita a una graduale desensibilizzazione agli stimoli problematici, Max ha imparato a gestire la sua reattività. La signora Rossi ha acquisito maggiore sicurezza nella gestione del suo cane, trasformando le uscite da momenti di ansia a passeggiate più serene. Il focus non è stato sull’etichettare Max come “aggressivo” e sopprimere quel comportamento, ma sul comprendere le dinamiche sottostanti e offrire alternative comportamentali efficaci.